Descrizione
Nella prima metà dell’Ottocento, a Ruvo come in altre città pugliesi, si concentra l’attenzione di studiosi e mercanti d’arte, interessati a studiare, ma anche a entrare in possesso dei tesori emergenti dal sottosuolo. Nel tentativo di salvare questo prezioso materiale dal rischio della dispersione all’estero, molte famiglie ruvesi cominciano a raccogliere i reperti, dando avvio a pregiatissime collezioni. Giovanni Jatta (1767-1844), giureconsulto residente a Napoli, e suo fratello Giulio (1775-1836), ufficiale dell’esercito borbonico ritiratosi a Ruvo, raccolgono tutti i reperti che riescono ad acquistare, componendo una collezione ricchissima che viene collocata nelle sale al pianterreno del Palazzo di famiglia, fatto costruire appositamente a metà dell’Ottocento. L’allestimento del Museo, in parte ideato da Giovanni Jatta senior e poi ordinato e disposto poi dal nipote Giovanni junior (1832-1895), autore anche del poderoso Catalogo della collezione, è rimasto quasi del tutto immutato fino ad oggi, nel chiaro intento di lasciare ancora viva l’immagine e l’atmosfera delle sale. All’Ottocento, infatti, risalgono le vetrine, gli armadi, le colonnine, i divanetti in tessuto rosso, ma soprattutto del tutto ottocentesco è il criterio che guida la disposizione dei reperti. Il percorso ideato infatti mira a valorizzare gli oggetti ritenuti “più belli”, prescindendo dalla cronologia e della classe di produzione a cui essi appartengono. I reperti sono disposti nelle quattro sale partendo da quelli considerati meno pregevoli, le cosiddette “Terrecotte” (vale a dire i reperti privi di decorazioni figurate) per poi passare alle ceramiche figurate, in una progressione che culmina nell’ultima sala con l’esposizione del cratere del Pittore di Talos.
Fonte: Ministero della Cultura - Direzione Generale Musei